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mera sembrava abbellirsi di una luce nuova, di suoni e di voci indistinte, come di cori lontani che si avanzassero nell’aria.

Una sera Cònsolo aveva avuto degli amici: Stello, l’Agrati, altri. Una vivace discussione li occupava tutti. Cònsolo sfoggiò le magnifiche risorse della sua dialettica stringente sostenendo l’ideale dell’ascensione umana di fronte all’Agrati che la negava.

Alto, alato, fiero, superbo, Cònsolo riportò un trionfo non difficile ma brillante. La parete che divideva la sua camera da quella di Minna rimbombò delle parole di quei giovani audaci che le sapevano maneggiare quali spade affilate e dal cozzo delle idee rimbalzanti, nel corruscamento dell’immagine luminosa, la commozione che Minna ne ricevette fu profonda.

Finalmente ella udiva il verbo preciso che veniva a plasmare le sorde ribellioni di tutto il suo essere contro il gretto materialismo della vita quotidiana. Finalmente le era dato di scorgere il confuso embrione de’ suoi sentimenti prendere consistenza di pensiero. Esisteva dunque un’atmosfera diversa da