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— Chiamiamoci fortunate mia cara signora — seguì a dire la sottoprefettessa con crescente calore — in mezzo a tanti figliuoli discoli e libertini, a tante ragazze vanitose e civette; i nostri, non faccio per dire, formano una eccezione meravigliosa. Non conosco in tutto il paese un giovanotto che possa mettersi a riscontro del signor professore qui presente, e in quanto a Ninetta solo se non fossi sua madre potrei tesserne l’elogio meritorio. Cara signora, cara signora, ringraziamo Iddio!
La bocca schiva della signora Cònsolo si atteggiò a un lieve sorriso ironico.
— Anche mio marito mi pregò di porgere i suoi rallegramenti al professore e di chiedergli se possiamo sperare nel piacere di una sua visita.
— Riparto domattina per tempo — rispose Filippo.
— Così subito! Ma tornerà presto?...
— Non credo.
— Ah! — fece la signora, mascherando sotto una esclamazione celiosa l’interno disappunto — bisogna amare il proprio paese.