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Ella aveva detto tutto ciò con accento modesto, titubante, con un grande ardore frenato da ritenutezza, tenendo aperti e fissi gli occhi dove brillava tutta l’anima accesa, attingendo coraggio nella necessità di spiegare la sua presenza di cui solo in quel momento comprendeva la temeraria arditezza.

Ratto, della rapidità incendiaria di un baleno, un pensiero attraversò la mente di Filippo: Questa donna mi ama! E subito alleggerito della molestia che gli dava una situazione per lui inesplicabile si sentì invaso da improvvisa allegrezza.

— Dovrò credere veramente al mio trionfo se dopo il plauso dell’amicizia mi giungono ancora le corone della beltà.

Così rispose Filippo, mettendo nell’accento un po’ di caricatura, ma nella profonda commozione da cui era dominata la fanciulla non avvertì il tono scherzoso, cogliendo solo la dolcezza del complimento. Ella tremava e palpitava tutta.

— Andiamo, non bisogna dare soverchia importanza a queste premiazioni che sono l’opera di pochi uomini, non del tempo.