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— Chi ha ingegno — sentenziò una matrona dall’aspetto di direttrice scolastica, — ha anche cuore.

Il tepore dell’aria e la serenità del cielo in quel dolcissimo pomeriggio avevano adunato e trattenevano nel campo santo molta più gente di quanto s’avrebbe potuto immaginare. Per tal modo la dimostrazione all’estinto riusciva di una grandiosità che si imponeva. Essa offriva ad ognuno dei convenuti il soddisfacimento di credersi una persona di importanza, e poichè uno per uno erano tutti contenti di sè si trovavano nella miglior condizione per giudicare con benevolenza il vicino.

Questa folla simpaticamente preparata raggiunse l’emiciclo dove già il gruppo degli intimi stava pronto ai piedi della statua. Fra i giovani si discuteva animatamente sul valore morale di Filippo Cònsolo. Tutti convenivano di avere riportato dal contatto con lui una spinta verso l’alto; e chi ne vantava l’eloquenza, chi la dialettica, chi la salda fede idealista.

— E dire che negli ultimi giorni la passione politica di partito osò offuscare con infami