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mentre l’austera figura dalla rigidità marmorea cadeva e scioglievasi su quella ultima forma del figlio morto, tutta scossa da un brivido che si ripercuoteva in onde magnetiche intorno a lei, quasi un impeto di rivolta delle profonde viscere materne contro l’implacabile destino.

Quando l’ombra nera si rialzò un piccolo segno semicircolare, impronta di un bacio disperato e sanguinante, macchiava il coperchio del feretro là dove giaceva la testa di Filippo.

— Signora, — disse Minna spingendo verso la desolata il suo piccolo bambino, — è il figlio di Filippo. È vostro figlio.

Sostò. Ella col gesto inconscio di chi non appartiene più alla vita fissando le pupille smarrite sul fanciullo: vide gli occhi dolcissimi, vide le linee incerte del volto, e la bocca timida, e tutte le forme, tutta l’anima di Minna rivissuta nel figlio suo.

— Ah! non è Lui! — esclamò con impeto di selvaggia disperazione. E togliendosi ratta, come portata da un nembo, chiusa ne’ suoi negri veli, quale era apparsa sparì.