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Filippo giaceva assopito; al periodo di esaltazione essendo subentrata una fase di abbattimento con sintomi vari, complicati, oscuri. Anche il giorno dopo la malattia non si era dichiarata. Persisteva un complesso di dati contradditori che visibilmente imbarazzavano il medico facendogli temere il procedimento di un male sinuoso e coperto dove la scienza correva tutti i rischi dell’impreveduto.

Minna intanto aveva preso il suo posto al capezzale di Filippo, il quale nei momenti più lucidi le chiedeva insistentemente se fosse venuto Serpilli; e alla risposta negativa si mostrava così contrariato che Minna stava fra mille crucci ripensando alle parole di Stello e agli attacchi dei giornali. Quando finalmente un giorno Serpilli giunse, ignaro della malattia, ella lo introdusse con una segreta ambascia dove era pure un vivo desiderio di verità e di luce.

— Vedi? — gridò Cònsolo appena Serpilli apparve sulla soglia — eccomi ferito prima ancora di dar battaglia.

— Brutto contrattempo — rispose Serpilli con una voce secca che Minna trovò