Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/29


— 17 —

sciuto giovane, mentre io ti ho sempre vista con quelle laide rughe da clown, con quel faccione stupefatto di canonico che digerisce un buon pranzo, con quella untuosità lattiginosa di firma di cacio mal riuscita, con quelle guancie flosce e infarinate di peccatrice frolla...

Mi guardi vecchia luna come se io non sapessi quante ne hai fatte dal dì in cui ti gabellasti per vergine a quell’imbecille di Endimione, come non sapessi tutte le alcove che hai lambite col tuo raggio osceno, e i complotti e i tradimenti e i delitti a cui facesti da mezzana....

Tu mi segui per le strade adesso, sudiciona! E forse ti prendi beffe di me perchè non sono riuscito a stare in alto come tu stai, o impudica, o ladra che rubasti tante metafore ai poeti e tanti sospiri alle fanciulle da marito!...

Avrebbe seguitato per un pezzo, ma i compagni andavano innanzi, ed egli li seguì, dinoccolato, brontolando fra i denti, tagliando l’aria colla sua canna a manico ricurvo. Svoltarono dietro il Duomo, traversando il largo di Camposanto, e per la breve via