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affermarsi indipendente e forte, portò Minna al davanzale della finestra e di là sollevò la faccia verso il cielo magnificamente stellato che le diede subito una sensazione fisica di sollievo, mentre i suoi occhi scrutando l’impenetrabile volta andavano in cerca di più sottili e più intimi contorti.
Finalmente il passo di Filippo risuonò sul lastrico; Minna si ritrasse dal davanzale movendogli incontro nell’attiguo salottino. Egli era accigliato e torbido più del consueto. Non la vide o finse di non vederla.
— Sta meglio, — disse Minna alludendo al bambino.
Filippo non rispose subito.
— Ho temuto per un istante che gli tornasse la febbre, ma non venne. Ora riposa tranquillo.
— Bene, bene.
Filippo pronunciò in fretta quella sola parola ripetuta due volte quasi a levarsi dal fastidio di cercarne altre e buttando sulla tavola alcuni giornali che teneva in mano si ritirò prontamente nella sua camera. Minna per abitudine di ordine prese quei giornali e stava riponendoli nell’appo-