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La notte estiva, calda e lunata, accolse i giovani nel molle abbandono delle sue braccia e i fumi dello sciampagna un po’ grevi fra le esigue pareti del Circolo si snodarono in più elastiche volute quando l’aria entrò a piene onde nei loro polmoni avidi di ossigeno.
Milano era quasi deserta. Il Duomo rizzava il suo padiglione di trine dando ombra a qualche attardato nottambulo, uomo o donna, che si staccava nelle proporzioni di una piccola macchia bruna sul biancore della piazza già arsa durante il giorno dal sole di luglio e che ora riposava dentro a un velo di luce pallida. La luna, dall’alto di una guglia, batteva in pieno sul volto dei giovani. L’Agrati si fermò di botto gesticolando.
— Ah! tu mi guardi ora? Mi guardi forse perchè ti sembro vecchio? Ma tu sei ben più vecchia di me poichè mi hai cono-