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— Come le somiglia!

— Nevvero? — soggiunse Minna soavemente compiaciuta mentre si curvava sul pargoletto a ravviargli una ciocca di capelli.

Stello, seguendo cogli occhi la piccola mano, pensava da quanto tempo egli la conosceva. Da cinque, da sei anni? Quante volte l’aveva veduta la piccola mano della ricamatrice levarsi a volo col lucido ago? Quante volte quella dolce figura di donna gli era apparsa nelle ore più solitarie della sua melanconica giovinezza a portargli il sollievo di un’anima sorella! E poi.... e poi....

I ricordi si confondevano nella mente di Stello: certe inflessioni di voce, certe sfumature nello sguardo, un gesto, la foggia di un abito lo avevano a tratti impressionato. Un giorno Minna si era pronunciata in favore delle viole mammole, ed egli non aveva più potuto guardare un mazzolino di mammole senza pensare a lei. Oh! se fosse stata sua sorella! Per molto tempo lo desiderò. Ora non più. La parola affettuosa e calma, la parola sorella urtava il nuovo