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del bimbo, il lavabo scintillante di lucide porcellane, lo specchio che accoglieva la sua immagine, l’armadio custode delle sue robe, i candidi lini stesi su alcuni mobili, ricamati da lei, penetrati dal fresco profumo di nettezza assoluta che era il profumo stesso di Minna, simile in ciò alla fragranza dei fiori alpini scevri di acuti e conturbanti aromi ma sui quali i venti e le nevi immacolate agitano la freschezza delle loro ali.

— Una linea appena — disse ella scuotendo il termometro.

— Una linea non ha importanza — si affrettò a soggiungere Stello.

— Temo sempre.

Ella sedette al capezzale del bimbo tenendo le pupille fisse sul caro viso leggermente arrossato e tanto assorta nell’ansiosa contemplazione che Stello non osò interromperla nè per parlare nè per accomiatarsi.

Guardava distratto il tavolinetto dove stavano allineate in bell’ordine le fiale e gli involti delle medicine, ma tutta la sua attenzione era sospesa intorno a lei con una immobilità che sapeva di incanto.