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terite si affaccia subito al suo pensiero amoroso e corre alla camera di Filippo per sollecitarlo a chiamare il medico.
Egli accoglie con indifferenza la notizia che il bambino ha la febbre, ma non si oppone alla chiamata del medico.
Minna respira poiché il dottore accorso d’urgenza la assicura che i sintomi difterici non si riscontrano nelle fauci del piccolo ammalato; tuttavia le pareti interne della gola sono segnate da due striscie ardenti; il dottore chino sul letto procede ad una visita accurata di tutto il corpo, osserva, scruta, tocca, ascolta e non si pronuncia. Rizzandosi in piedi dopo l’attento esame senza distogliere lo sguardo dal volto febbricitante si limita a dire che si vedrà domani.
Minna spera; ma la notte che segue è cattiva, la febbre sale a quaranta gradi; il bambino accusa dolori dappertutto, le sue carni bruciano. Non può essere cosa lieve. In un attimo Minna passa in rassegna tutte le malattie conosciute, teme che il medico non comprenda, si dispera di non comprendere lei stessa e conta angosciosamente le ore che la separano dal mattino.