Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/263


— 251 —

— Sei stanco? — gli chiede teneramente.

— Sì, sono stanco.

— Molto, molto?

— Sono stanco.

— Torniamo indietro allora.

Tornano; lentamente perchè il bambino si fa trascinare e Minna ne studia con pazienza il breve passo. I suoi pensieri sono fuggiti, tale uno storno di uccelli cacciati dalla raffica. Ella non si occupa ora che di suo figlio.

Lo spettacolo dei fanali che si accendono ad uno ad uno raddoppiati dal riverbero dell’acqua distrae per un po’ di tempo il piccino; egli non intende staccarsene; vorrebbe scendere la scaletta del Naviglio per andare a toccare quelle belle fiamme nell’acqua.

Anche Minna le guarda attirata da un incanto che le memorie rivestono di indicibile fascino melanconico. Una frase pronunciata da Filippo nella notte fatale le attraversa la mente: “Io oltre gli abissi del cielo e delle onde intravedo l’infinito„. Che cosa aveva voluto dire? O piuttosto, che cosa aveva ella creduto di intendere?