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uscirne. Pesaro ascolta, guarda, tocca, volta, rivolta, finalmente dà un balzo indietro, estrae di tasca una lancetta delle dimensioni di un temperino, pratica dietro l’orecchio un minuscolo taglio ed a Montanini che quasi non se ne era accorto annunzia placidamente: Eccoti guarito.
— Bellissima. E il celeberrimo X?
— Il celeberrimo X non la perdonerà mai, suppongo, a Guido Pesaro.
— Più intelligente di lui.
— Forse: ma certamente più onesto.
Pesaro che aveva udito si avvicinò al gruppo e con una sottile ironia nel sorriso fine disse:
— O semplicemente più giovane. Chi sa che fra qualche anno non trovi necessaria anch’io la trapanazione del cranio per vuotare un bubbone.
— Viva la giovinezza! — gridarono parecchie voci.
— Sì, — proclamò Filippo Cònsolo avanzandosi in mezzo agli amici, — alziamo ancora una volta il calice e beviamo alla giovinezza, a questa giovinezza che è nostra e che non ci lasceremo sfuggire senza averla