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— Minna proruppe con un calore che sforzò il freno impostasi durante tutta la serata:
— Ma infine chi è?
Marco Agrati in mancanza della canna si mordeva l’indice della mano.
— Una gran signora, — disse Minna ingenuamente — a giudicare dal gioiello che porta in dito.
— Giusto: una gemma falsa; ecco la sua qualifica esatta.
— E come si chiama?
— Gemma falsa, lo ha detto. Che importano gli altri nomi ch’ella può avere? Il suo vero nome è questo. Falsa nel gioiello da regina Saba così fuori di posto sulla sua mano di questuante; falsa nell’abito frangiato d’oro che ella scroccò certamente con basse genuflessioni e con arte funambulesca allo spoglio di qualche Dama compiacente; falsa nella seduzione in cui riesce col fascino morboso dell’orrido; falsa nell’ingegno che si atteggia a copia servile dell’ingegno altrui; falsa nelle amicizie dalle quali spreme tutto il possibile vantaggio e getta poi come buccia di limone quando non le servono più. Le basta?