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è cattiveria, non è malignità; è ultimo colpo del guerriero ferito a morte contro il nemico del proprio ideale. Agrati non ha potuto raggiungere la bellezza sognata e si sfoga a smascherare le brutture che vorrebbero vestirne la parvenza. E un satirico amaro che nasconde il naufragio di un sentimentale.

— E che cosa fa veramente l’Agrati? — chiese Minna con pietoso interesse.

— Che cosa fa? Nulla e tutto. Vive di giorno in giorno come gli uccelli. Per pagarsi il banchetto di questa sera digiunerà una settimana.

— Con tanto ingegno!

— Con tanto ingegno egli è ora un vinto della vita. Lo rode il più terribile dei disinganni, quello di sentirsi un uomo mancato. Non credo vi possa essere maggiore tristezza. Egli ha la coscienza di valere molto più di tanti arrivati alla gloria ed alla fortuna e insieme alla esasperazione del tempo perduto lo punge un’ironia continua che l’abitudine della critica inviperisce fino allo spasimo. Povero e caro Agrati!

Ciascuna delle parole di Stello si riper-