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Daisini faceva la parte di moderatore. Egli veniva secondo in anzianità, dopo l’Agrati. Ricco, stimato, buon marito e buon padre, rappresentava l’equilibrio e per la sua specialità di non urtare mai nessuno si conciliava facilmente tutti i voti.

Era stato trascinato a entrare nel Circolo degli Eroi quasi suo malgrado, a parte un grande rispetto per Cònsolo; e vi stava se non a disagio, sempre un po’ sospeso nella speranza di far del bene, non altrimenti un saggio pedagogo che sta a veder ruzzare una brigata di focosi adolescenti e ne frena a tempo le intemperanze.

L’Agrati invece, spostato, malcontento, in lotta perpetua fra il volere e il potere, sentendo l’orgoglio delle qualità che aveva, non accorgendosi di quelle che gli mancavano e non sapendo acquistarle, stanco, disilluso, acre, portava spesso con un gesto di disperazione la sua mano nervosa nei capelli già avviati alla canizie e accoglieva nella bocca sarcastica l’amaro sapore dell’ironia che lo tormentava con morsi strazianti. L’attrazione degli stessi ideali lo aveva avvicinato agli Eroi, ma la presenza