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Nè il suo silenzio valse, perchè l’Agrati che aveva seguìto la parabola dei di lei sguardi si affrettò a scoccare il dardo velenoso:
— Quello è il beccamorti della letteratura. Vive sui defunti. E la sua specialità. Bel bestione nevvero? e innocuo. Pesta sì qualche volta i piedi ai vicini perchè è tanto grosso, ma lo fa senza malizia. Però non si capisce come possa continuare ad occupare tanto spazio nel mondo, avendo la natura orrore del vuoto...
— Oh! ma lei è terribile, non rispetta nulla, — esclamò Minna.
— Rispetto il vero merito; non è mia colpa se lo trovo di rado. La voce dell’Agrati risuonò cupamente con una profondità dolorosa di ferro che si rivolta dentro a una piaga.
Per un po’ di tempo la giovane signora Cònsolo non osò nemmeno più guardarsi in giro, ma voleva pur vedere quale fosse il contegno di Filippo, e se egli si accorgeva di lei; vi riuscì spostando leggermente la sedia nella sua direzione.
Altera, olimpica, la fronte di Filippo