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acqua tersa. Erano sue quelle membra esili, quella pelle fina, quel timido sorriso che appariva così raramente tra labbro e labbro lumeggiando appena lo spiraglio dell’intelligenza. Nulla di Filippo era rimasto in quelle carni che il suo amore solitario aveva plasmate, che erano state nutrite all’ombra della sua tristezza, irrorate dalle lagrime segrete che le ciglia rattennero ma che erano cadute a goccia a goccia nel suo sangue.

E come ella sentiva il possesso materiale del figlio uscito dal suo grembo era pure colpita dalla grandiosità della missione materna che la investiva di un potere creatore d’anima.

Oh! quanto vibrava il suo orgoglio, poichè infine si riconosceva orgogliosa, non essendo stata la sua timidezza che un eccessivo scrupolo della sua coscienza; vibrava il suo orgoglio nuovo tanto diverso dall’orgoglio di Filippo, e saliva per mille gridi di esultante conquista ad afferrare lo scettro della sua naturale dignità. Ella avrebbe circondato il figlio suo di tutta la tenerezza sua, gli avrebbe infusa la propria anima sensibile ed amante e tutto l’egoismo di Filippo non