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di arrivare alla perfezione stessa, di crearla in sè, di moltiplicarla intorno a sè. Quanto più l’orgoglio sterile di Filippo la faceva soffrire, cresceva in lei l’orgoglio santo di superarlo, poichè ella sentiva di avere una grazia che a lui mancava totalmente: la grazia di darsi e di dimenticarsi.

Insieme a questa presa di possesso di sè medesima ingigantiva nel cuore di Minna il sentimento profondo della maternità. Filippo non amava il figlio nato contro il suo volere. Nei primi tempi Minna ne aveva sofferto orribilmente, perchè non capiva; ora non più.

L’evoluzione di tutto il suo essere sensibile e pensante assoggettato ad una logica infallibile le faceva riconoscere con uno slancio magnifico di rinuncia che ella era sola a proteggere quel disgraziato frutto di un istante di oblio; e ne era fiera; ne era quasi felice. Prendendo il bambino sulle sue ginocchia si compiaceva a riconoscerne i lineamenti simili ai propri; ed anche non aveva egli i freddi ed acuti occhi di Filippo, bensì due occhi semplici e buoni nei quali le sembrava di specchiarsi come in