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poche ore che gli restarono libere. Stello, il fedele, rimaneva.

Un giorno Filippo aveva condotto a casa all’ora del desinare l’Agrati. Era pallido, macilento, colla barba irsuta e grigia. Minna notò ch’egli si preoccupava di ricacciare tratto tratto dentro la manica i polsini della camicia.

Mangiò molto, parlò poco; e siccome il poco che disse era crudelmente amaro, Minna volle confortarlo facendogli osservare che a questo mondo se c’è il male c’è pure il bene.

— Sì, — le rispose — ma il bene è l’illusione e il male la realtà. Per un certo tempo i nostri denti sembrano bianchi e i nostri capelli sembrano neri, ma siccome a breve andare i denti anneriscono e i capelli imbiancano trionfa e dura precisamente l’opposto di ciò che appariva. L’amore è illusione, e come illusione non v’ha dubbio che esista, ma la realtà cioè quello che sopravvive è l’oblio. La salute cede alla malattia, la vita alla morte, il tutto al nulla. Uno stolido getta in mare una gemma preziosa e i sapienti della terra riuniti non sanno ripescarla.