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cissimo e assorbente. Ripresa dal suo grande zelo amoroso si era messa con ardore a lavorare per Filippo, per il nido che egli le aveva regalato e nessuna dedizione le sembrava eccessiva.
In quei primi giorni di trambusto egli usciva a pranzare alla trattoria.
Minna col pretesto del bambino rimaneva in casa; i posti di umiltà seducevano il suo temperamento appassionato e timido. Non si era ancora accorta che operando così alimentava il disprezzo di Cònsolo.
Alla fine di quel giorno il breve desco era ammannito nel tinello odorante di mobili nuovi. Minna aveva posto un mazzolino di fiori sulla mensa davanti a Filippo, per festeggiare l’inaugurazione della loro vita in comune; ma Filippo non se ne accorse.
Accigliato, con quell’espressione di freddezza impenetrabile che metteva tanta soggezione a Minna, sedette, senza deporre un giornale che teneva fra le mani; nè le rivolse la parola mai se non per interrogazioni riguardanti il servizio della tavola.
Così doveva essere tutti i giorni.