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bocca crudele che baciandola la mordeva sempre un poco. E si illuminò ella pure di un sorriso che diede alla sua fronte d’avorio il riverbero di una aurora.
— Ti ricordi? — incalzò, — come fosti per tutti quelli anni il terrore e l’ammirazione de’ tuoi compagni? Quanto li dominavi e li superavi in ogni cosa! E il tuo stemma che inventasti e dipingesti tu stesso, d’oro in campo azzurro? Ti ricordi? Era un leone armato di lancia che balza incontro al sole col motto: Post Deo Ego.
La fronte di Filippo grave di pensieri si reclinò un istante dinanzi alla evocazione di quelle memorie.
— Post Deo Ego, — ripetè la madre con voce bassa dove tremava l’ardore di una oscura fiamma — è molto, ma tu allora non giudicavi che fosse troppo.
Filippo si scosse. Egli fece un movimento per accostarsi vieppiù a sua madre, ma un acciottolio di piatti nell’attigua stanza e il passo sollecito di zia Aglae lo rigettarono prontamente indietro.
Le vicende di un fringuello abbattutosi sul davanzale della finestra, preso, messo