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dosi dietro i caffè fiammeggianti di centinaia di lampadine elettriche rifrante sulle vesti chiare delle donne sedute fuori e il brulichio degli uomini sempre eguali nei loro giri concentrici intorno all’abitudine, uscì all’aperto verso i bastioni, oltre i bastioni, spinto dal bisogno di camminare ancora.
Vista dall’esterno, dove l’ultima rete dell’illuminazione andava scemando, la città gli appariva misteriosa e fantastica. Quale città? Era Londra, era Vienna, era Parigi? Non voleva sapere il nome. Bastavagli di udire il ritmo di quel respiro poderoso dove la vita pulsava con tutte le sue febbri, dove tumultuavano le passioni con balzi di pantera in furore. Egli ascoltava la sua propria belva, la selvaggia pantera del suo orgoglio, esaltarsi in quella magnifica esposizione di forze, tendersi proterva all’avvenire.
E camminò, camminò perdutamente per