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settembre, piena la mente delle grandi metropoli straniere il cui alito poderoso gli aveva soffiato nel volto una febbre nuova di conquiste, tanto maggiormente padrone di sè in ragione delle maggiori cose delle quali si era impossessato il suo spirito.

Arrivava a Milano sul morire del giorno, quando già le ombre soffici e avvolgenti scendevano sui fabbricati velandone i contorni e penetrando nelle strade dove si aprivano l’una dopo l’altra le pupille luminose dei fanali ricevevano ad ogni nuova accensione come la trafittura di uno spillo d’oro.

Filippo volle regalarsi un prolungamento delle sue sensazioni di viaggiatore dimenticando ciò che di Milano sapeva già per mettersi nello stato d’animo di uno che vi giunge per la prima volta, sforzandosi di ricevere un’impressione nuova che forse sarebbe la più esatta e la definitiva.

Egli sentiva ora la necessità di affermarsi in tutto, di concretare in forma assoluta le ricerche speculative della sua mente orientandole verso uno scopo determinato. Dopo di avere percorse le vie del centro lascian-