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plice Minna fu tentata di vedervi un accesso geloso e sperò forse in un rinfocolamento di passione; ma nulla venne a legittimare la sua speranza.
L’estate era finita da un pezzo; moriva l’autunno; già l’inverno si annunciava nelle brevi giornate grigie di nebbia, negli alberi che si sfrondavano, nel silenzio degli uccelli e degli insetti. Dalle fessure delle finestre mal riparate i brividi della tramontana raggiungevano Minna alle spalle mentre stava preparando calde vesticciuole al piccino. Sopraggiunsero poi le pioggie, fitte, monotone, insistenti, rigando i vetri di lagrime, insinuando nelle camere la tristezza dell’umidità e dell’abbandono. Minna aveva freddo, freddo nelle ossa, freddo nel cuore, e quantunque valorosa la sorprendevano pure alcuni momenti di nostalgia acuta durante i quali le tornava alla memoria una strofa straordinariamente malinconica che ella aveva udita qualche volta in bocca alla sua vecchia compagna morta:
Vorrei vorrei morir
Ma prima di morir sentirmi dir
Cara consorte.