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— Non lo destare – e restò cogli occhi fissi su Minna.
Minna era una di quelle donne che meschine sotto la pompa degli abiti eleganti rivelano nella semplicità del vestiario intimo recondite ed insospettate bellezze. La sua carnagione di morbidissimo raso dava al suo collo ed alle sue braccia l’attrattiva di una freschezza incomparabile e i delicati ricami di cui sapeva ornare la sua innocente civetteria ne accrescevano l’incanto. In quel momento la mussolina di un accappatoio velava appena la grazia del suo corpo che la recente maternità aveva sviluppato come un bel frutto maturo offrendosi inconsciamente agli sguardi. Mentre ella chinavasi in atto amoroso sulla culla Filippo pronto per la partenza la cinse da tergo con un abbraccio sensuale.
— Ahi! – ella fece torcendosi come sotto l’impressione di una ferita.
E il bacio violento che aveva accompagnato l’atto le rimase tutto il giorno sulle labbra, suggello incancellabile della sua vergogna.
Questo sentimento tardivo della vergogna