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la realtà da essi emergente con una immateriale nebbia di sogno nella quale si dibattevano le ultime impressioni dolorose vinte a poco a poco da un largo diffondersi di calma riposante.
A un tratto, nella pace quasi conventuale di quella camera dove vaporava un impercettibile odore di cammomilla, si udì un vagito. Rapidamente Minna diede un balzo tendendo il volto e le braccia verso la voce dell’essere nuovo che era nato da lei.
— Non si agiti per carità!
Così pregò al suo fianco una donna che Minna non aveva scorta prima.
— Vederlo! – mormorò Minna.
La donna, movendo cautamente verso una piccola culla posata ai piedi del letto dove giaceva Minna, ne tolse il bambino e lo mostrò; ma come l’appassionata contemplazione della giovane madre la esaltava troppo sì che una vampa vermiglia ne aveva invaso il volto esangue, la donna affrettossi a ricollocare il bambino nella culla non senza soggiungere:
— È sano come una lasca e bello come un angelo.