Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/144


— 132 —

non potevo chiudere nel mio cuore. Quasi tutta la notte sotto la sua finestra farneticai in deliri pazzi. Ella che dormiva con altre donne apparve un istante nel vano dei vetri dischiusi e lasciò cadere su di me una parte dei fiori che le avevo dati, ultimo saluto.

— Non la vide più?

— Non la vidi più, non ne seppi più, non ne saprò più nulla mai. Oltre un anno la sua immagine mi guidò attraverso l’aspra lotta per la vita spronandomi e confortandomi, e poichè la gentile mi aveva dato un nome di sua scelta, poichè nei nostri colloqui ella mi chiamava Stello, adottai questo nome che mi ricorda l’episodio più soave della mia adolescenza.1

Stello tacque e Minna pure tacendo si sentì invasa da una inesplicabile e pur dolce malinconia, come un rimpianto, come una sensazione nostalgica di cieli intraveduti e lontani, mentre perdurava fra loro il profumo di quell'amore non nato, di quell'amore impossibile.

  1. Questa medesima scena si trova, ma raccontata dalla sconosciuta fanciulla, nel volume di Neera Anima sola.