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sera invece di incontrarci nel sottoscala uscimmo appunto nell’orto. C’era una luna deliziosa, le aiuole imbalsamavano l’aria... Mi pare di avere incominciato allora ad amarla.

— L’amò dunque?

— Sì, ma non glielo dissi. Fu uno di quegli amori acerbi ai quali gli scettici non credono e che pure accolgono tale un nucleo di forze vergini come mai più si troveranno più tardi nello sperpero violento che le passioni fanno delle nostre qualità migliori. Ci incontrammo così ogni ogni sera nell’orto, le parlavo della mia vita meschina, del misero avvenire che mi aspettava, dei miei sogni, de’ miei desiderî. Spesso ci guardavamo in silenzio, le offrivo ogni volta dei fiori freschi, ed ella mi mostrava quelli appassiti che conservava in un sacchetto appeso alla sua cintura. Quando venne il giorno della separazione credetti che mi si amputasse una parte viva di me. Ci salutammo con una grande malinconia. Sfogliai allora un geranio che ella prediligeva e glielo versai tutto in grembo; avrei voluto distruggere l’orto intero perchè nulla restasse dietro a lei di ciò che