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questo pensiero pochi giorni or sono, qui. (Accennò i libri sparsi per la camera di Filippo). Leggo ora, ciò che non potevo fare prima per mancanza di libri che mi interessassero.
— E vi sono qui dei libri che la interessano? — chiese Stello sorpreso.
— Oh! non tutti — si affrettò a soggiungere Minna — come li potrei comprendere? Ma anche nei volumi superiori alla mia intelligenza trovo spesso delle frasi, delle osservazioni che mi schiudono un mondo di idee, e questo mi riempie di una gioia che non le so dire; mi interessa, mi piace, non mi sento più sola. Qualche volta (si era animata parlando, così che le sue guancie avevano preso l’incarnato di una giovane rosa) provo l’illusione di avere pensato io stessa certi pensieri, ciò che non è possibile veramente.
— Al contrario. La portata dei libri che meritano di essere chiamati grandi è appunto quella di ridestare le forze dormienti dell’anima; non si comprende nè si gusta se non quello che noi stessi proviamo, sia pure confusamente, allo stato di embrione.