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aperto, Stello avvertì l’espressione di patimento diffusa nel volto e nella persona della fanciulla, come di rosaio dopo la tempesta, e ingannandosi nella interpretazione di quel dolore le disse alcune parole di conforto per la perdita che aveva fatta della supposta parente.

— Non era mia parente — rispose Minna con semplicità — non ho parenti, non ne ho mai avuti. Sono sola al mondo.

— Io pure sono solo.

Le due dichiarazioni si incontrarono così spontaneamente che quel filo di simpatia già altra volta allacciato fra di loro in occasione del trionfo di Cònsolo strinse subito un secondo nodo e parve a entrambi che si conoscessero da tanto tempo, che fossero quasi fratelli. Realmente si assomigliavano un po’, gracili nelle membra e pallidi, con una timidezza che velava l’espressione dei loro occhi paralizzando la grazia dei loro movimenti.

Intanto che Stello cercava nella libreria Minna si era ripresa il suo ricamo. Seduta accanto alla finestra, nella bianca luce invernale che le pioveva sul