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— Allora ti lascio?
Dal fondo delle sue membra indolenzite più ancora che il bisogno di riposo sorse in Minna la protesta dell’amore. Mormorò:
— Subito?
— Che farei qui? È tardi.
Minna chinò il capo sul petto.
— E poi, se sei stanca riposerai meglio sola. Hai forse paura?
— Devo pure abituarmi.
— Giustissimo. Anch’io sarò solo – e soggiunse sorridendo coll’aria di protezione scherzosa che prendeva sempre quando voleva dire qualche cosa di amabile: – Penserò a te.
Il tono guastò la nota. Minna ne ricevette un senso di freddo. Vedendo che non parlava Filippo concluse:
— Allora buona notte.
— Buona notte.
Ancora una pausa. Volle dire una parola, poi la mutò, poi, secco:
— Dunque vado.
Un’onda di passione disperata salì, gemendo, dal cuore di Minna: ma al varco delle labbra si restrinse, si compose, e non un soffio ne traspirò quando sollevando il