Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/115


— 103 —

Minna commossa ripeteva fra sè: Come è buono! Come è buono! e si stringeva al suo fianco coll’illusione di prenderne possesso in pubblico, di affermarsi sua.

Il tramonto grigio di una giornata d’inverno li avvolgeva nel suo velo. Camminavano lesti lungo il Naviglio dove in quell’ora non si incontrava anima viva. Quando passarono rasente il muro del giardino Sormani Minna espresse un suo pensiero tante volte ripetuto nelle lunghe soste al balcone:

— Chi sa — disse — di quanti amori questi alberi sono stati testimoni!

— Non quanti, ma quali amori, io mi domanderei piuttosto — rispose Filippo con alterezza. — L’amore in sè stesso non ha nulla di peregrino, solo può conferirvi un alto valore la qualità dell’anima che lo prova.

— L’amore — soggiunse Minna timidamente — non è una fiamma divina che eguaglia tutte le anime?

— Non dire sciocchezze te ne prego e non parlare di cose che non comprendi. Le anime alte sono sempre sole; non vi è che l’ideale che le possa congiungere, ma all’ideale una donna non arriva mai.