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lici dei loro affetti, con tutto un passato che li legava, stretti dallo stesso nome, stretti dallo stesso sangue, mentre ella era così sola, senza tetto, senza famiglia, senza nome! Ma ancora non si scoraggiava. Umile sempre, avvilita mai, tendeva innanzi il cuore e le braccia ed era quasi nell’attitudine di una inconsapevole sfida che mormorava pianamente cogli occhi fissi negli occhi della signora Cònsolo.
— Anch’io lo amo! — e più basso ancora, senza parole, senza forma concreta, emanazione invisibile della sua coscienza, un soffio appena, lievissimo: forse il sentimento di esserne degna.
La seconda festa di Natale volgendo alla fine Minna attendeva da un momento all’altro il ritorno di Filippo, più che mai oppressa dall’ambiente che senza di lui era come aria priva di ossigeno; più che mai straniera alla vita vuota di pensiero che le stava intorno, dove persone e cose erano muti ed insensibili fantasmi che non avevano mai risposto alle ardenti curiosità del suo spirito.
La sua compagna si era appisolata in