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— Sì, non mi sento le mani attaccate.

Cònsolo gettò uno sguardo sulle piccole mani che Minna avea spogliate del guanto per riscaldarle stropicciandole e a Minna parve che le si fosse appoggiato sopra un raggio caldo.

La sera dopo, quando Filippo rincasando tardi passò, come ne aveva ormai l’abitudine, nella camera di Minna, le pose in grembo un manicotto dicendo:

— Non voglio che queste povere mani abbiano ad agghiacciarsi intanto che sarò lontano.

Com’è buono! pensò Minna, commossa fino alle lagrime.

Quel pegno visibile dell’interessamento di Filippo, quel grazioso manicotto tiepido e morbido la consolò molto nella malinconia del giorno di Natale. Ella ascoltò le tre messe d’obbligo alla chiesa della Passione tenendo strette le mani nella dolce prigione di pelliccia, affondandovi tratto tratto il volto come per intenso raccoglimento; e tornò a casa, rasentando il muro senza guardare in giro, sentendosi straniera all’intima festività delle famiglie felici, agli allegri focolari, alle