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Per sfuggire all’urto della folla Meme non aveva da far altro che schiudere la porta d’oro de’ suoi sogni. Era quello il suo rifugio, la sua forza, la sua fede. In quel mondo egli era re. Chi poteva contrastargli il dominio sconfinato dell’azzurro paese dove vive la Chimera? Chi poteva raggiungerlo e farlo soffrire in quel dominio assoluto della bellezza dove la contemplazione pura è scopo a se stessa e semplice ragione di vita? Là, nel suo mondo, tutte le vie erano aperte fra lui e la natura, fra lui e l’idea. Parlava ed era inteso. Ascoltava e mille cuori si aprivano intorno a lui, vibravano e palpitavano con lui. Un’onda di voluttà gli gonfiava il petto nel possedimento assoluto di tutto ciò che egli amava: silenzi d’ombre, scintillii di raggi, slanci generosi, ardore di darsi, di bruciare tutto, di morire e di finire nell’amplesso di una nobile fiamma.
Poeta, egli avrebbe con volo d’aquila segnato nuove vie al pensiero; ricco, il suo altruismo si sarebbe rivolto a sviluppare dalle anime i migliori sentimenti; forte, il suo sangue e i suoi muscoli come da natu-