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lava di crocchio in crocchio provocando oscene risa.

Così Meme che era vissuto solitario fino allora nel fantastico palazzo de’ suoi avi si trovò più solo che mai in mezzo ai giovinetti della sua età; solo questa volta, irremissibilmente, solo per sempre, giacchè egli si rifiutava ad afferrare i punti d’appoggio mercè i quali tutti gli uomini si intendono fra di loro. Dinanzi al ponte gettato sulla fiumana della vita che ogni essere umano attraversa ansioso e curioso Meme si ritraeva inorridito. Giammai, giammai!

Ma se egli non comprendeva i suoi compagni, essi pure, gli stolti, i maligni, i volgari o ignari ragazzacci che deridevano sfuggendo la sua compagnia persuasi con ciò di infliggergli una grande privazione, non sapevano, non immaginavano neppure quanto egli vi fosse indifferente. Sembravano tutti insieme un gigante che alza una massa ciclopica per schiacciare un moscerino e intanto che il gesto potente si delinca nell’aria, intanto che il colpo cade e rimbomba, il moscerino con un battito d’ale è già lontano.