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mente simile a un castello eretto sopra uno scoglio, visibile in lontananza ma senza strada per accedervi.

Ed era anche simile la sua situazione a quella di un fanciullo cresciuto fino a quindici anni in un carcere e poi lanciato nel mondo. Tutto ciò che vedeva gli appariva diverso di ciò che aveva fino allora pensato. Per un uomo normale la conseguenza sarebbe stata di un semplice ritardo; Meme invece non poteva uscire dal cerchio magico e fatale delle sue illusioni. Il suo vero mondo era quello che aveva dentro di lui, sorto da una condizione speciale del suo spirito, alimentato dalla vita rinchiusa, dalla solitudine, dalle circostanze bizzarre in cui si trovava la sua famiglia. Giammai egli si sarebbe staccato da’ suoi sogni, dovesse naufragarne qualsiasi verità.

In mezzo alle donne che lo avevano allevato, senza compagni, senza amici, egli non conosceva nessuna ipocrisia, nessuna malignità. Il suo cuore della purezza dell’acqua di fonte si specchiava nell’affetto malinconico della madre e nella devozione ardente della vecchia bàlia. Le sue stesse