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vosamente Renata. Ella avrebbe voluto sottrarsi, sfuggire in qualche modo alla irritazione che le cagionava la presenza di suo marito e sembrava invece che un malefizio ve la tenesse avvinta. Che cosa faceva ora? L’odiata mano si era ritirata dal ginocchio; non indugiava essa intorno a un foglio di carta?... Lo scricchiolìo nuovo non era più quello del legno, bensì quello di una lettera spiegata e ripiegata con movimenti incerti.
Tutto il busto di Renata si portò in avanti.
— Che fai?
Giacomo Dena non rispose subito. Ella replicò irritata:
— Hai voluto chiudere, ora non ci vedi.
— Non piove più tanto, si può riaprire.
Così dicendo egli schiuse le persiane della finestra che aveva accanto scoprendo un cielo plumbeo, angosciato e sconvolto da solchi tragici come un volto disfatto da una grande sciagura. Alcune goccie d’acqua appesa alla intelaiatura dei vetri rimbalzarono sulla lettera rimasta nelle sue mani.