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propizia; una malattia della gola tolse ogni fascino al suo canto e in seguito a diversi tentativi mal riusciti dovette rinunciare al teatro.
Da questo fatto la condizione dei due coniugi si trovò assai peggiorata. Alla lotta contro la miseria si unirono le mortificazioni dell’amor proprio. Il colosso di creta si sgretolava; Giacomo Dena disceso dal palcoscenico non era più altro che un pover’uomo, l’uomo di mediocre intelletto, di mediocre cultura, di mediocre coscienza. Renata lo conosceva ora in tutta la sua meschinità; e poichè la rivelazione di lui si era compiuta subito dopo la rivelazione di sè a se stessa, Renata si misurò, si confrontò, e dalla somma delle sue osservazioni trasse un sentimento nuovo misto di sdegno e di disprezzo verso l’imbelle che in un momento di follìa si era dato per marito.
Tale stato d’animo incrudeliva con l’amarezza di una bancarotta sentimentale la vita di ripieghi alla quale si trovarono condannati i Dena; privazioni, umiliazioni, sofferenze, debiti, mutui rimproveri, tutte le tristezze, tutti i compromessi della miseria piom-