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di don Giovanni, sposò. Con tale atto, il più solenne certo di tutta la sua esistenza, credette di essersi assicurata insieme alla rispettabilità anche la pace domestica; Renata gli sarebbe stata riconoscente per averla congiunta al suo destino di grande artista. Non era egli sulla via della celebrità?
Per qualche anno infatti la scialba monotonia della loro vita funambolesca ebbe il compenso di successi abbastanza lunsinghieri. Se l’arte vera non attendeva molto da questo uomo privo dei grandi slanci dell’anima, il dilettantismo superficiale che tante volte la sostituisce riconosceva in Giacomo Dena le qualità volute per piacere ad una discreta massa di pubblico. Egli era l’attore delle intelligenze pigre, dei cuori terra a terra, di tutti coloro cui fa paghi un bel gesto accademico. La sua azione sulla scena non traeva dai petti quella scossa profonda che si comunica alla folla quale onda magnetica e che fa sussultare mille anime come un’anima sola, ma si applaudiva la sua voce intonata e si ammiravano le pieghe del velluto sulle sue membra scultorie. La sorte tuttavia non doveva continuare ad essergli