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dell’immaginazione, non doveva uscire più dal suo pensiero. Le ampie sale di Crevalcore, le vetuste arcate dei portici, le ombre misteriose e tragiche del cortile ebbero finalmente il loro eroe. Contemplando il cielo nelle notti serene Renata sapeva oramai chi doveva associare al suo lungo anelito amoroso.

Rapido era stato il divampare della scintilla; rapidissimo l’avvolgimento delle spire infuocate intorno all’anima inesperta. Già alla seconda volta del suo presentarsi nel palchetto la bellezza nuova della fanciulla e la sua appassionata attenzione avevano attirato gli sguardi di Amleto. Ben presto al famoso duetto con Ofelia egli si rivolse verso Renata con una dedica così palese negli occhi che la fanciulla credette di morire nell’estasi:

Dubita Ofelia
dell’aria che respiri
dello splendore del cielo
del profumo delle rose,
non dubitare mai dell’amor mio!

Galeotto fu il poema immortale. Tutta la passione di Shakespeare, tutto il fascino