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gio dei doppieri intanto che egli lo alzava all’altezza della spalla sinistra conficcandoselo con violenza nel costato.
Non cadde subito. Estrasse egli stesso il ferro soffile e gettandolo in grembo a Elganine con un supremo sforzo dell’anima:
— Marchesa di Crevalcore — sospirò — ecco il mio dono di nozze. Preghi per me ma non mi compianga. Muoio felice poichè mi fu dato di realizzare il mio sogno!
fine.