Pagina:Neera - Crevalcore, Treves, 1907.djvu/28


— 22 —

portone tarlato la vedova si stringeva intorno i superstiti e prendendo per mano le sue figlie, quasi credesse di poterle sottrarre a un destino oscuro e crudele, le guidava verso l’ultimo nato, un gracile fanciullo dallo sguardo attonito che sembrava piegare sotto il peso del suo gran nome.

Gli anni erano passati così di tristezza in tristezza, e le pietre continuavano a cadere, e le bare continuavano a colmarsi, finchè anche la maggiore delle figlie, orgoglio e bellezza della famiglia, abbandonò il malinconico ostello — ed a questa volontaria dipartita che segnava un nuovo grado di avvilimento la vedova non sopravvisse.

Ciò che avvenne da allora nel palazzo dei Crevalcore nessuno più seppe. I rari passeggieri, che da una solitaria viuzza potevano scorgere un tratto del portico superiore, videro errare per un po’ di tempo un fantasma femminile colla lunga treccia disciolta sull’abito molle di bimba, appoggiarsi un istante al parapetto quasi vinto da insormontabile languore, e riprendere il passo e sparire nei silenzi misteriosi delle arcate; poi un giorno vi furono dei pianti e dei