Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 270 — |
Di nuovo fu il principe che intervenne.
— I nostri accordi, signor marchese, si limitano ad uno scambio di servigi. Mi è doloroso rammentarglielo, ma vi sono obbligato dal suo contegno per non dir altro singolare.
— Uno scambio! — fece Meme al colmo dello stupore; e volgendosi verso Elganine con uno spasimo di tutta la persona, mormorò: — Ma le mie lettere!... le lettere sue!...
— Quest’uomo è pazzo — disse il barone.
Meme, per il primo momento da che era in quella casa, dovette brancicare a tentoni una sedia e vi cadde sopraffatto dall’inestricabile intrigo che lo avvolgeva e nel quale ad ogni sforzo fatto per uscirne sembrava affondare di più.
— È tutta una commedia — dichiarò il generale mettendo insieme a stento queste parole in italiano per colpirne direttamente colui a cui erano rivolte.
— Non ne vedo però lo scopo — soggiunse il principe.
— Sarà per farsi dare dei denari in più — disse ancora il generale — e non essendo riuscito a trovare la frase italiana che cor-