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Di nuovo fu il principe che intervenne.

— I nostri accordi, signor marchese, si limitano ad uno scambio di servigi. Mi è doloroso rammentarglielo, ma vi sono obbligato dal suo contegno per non dir altro singolare.

— Uno scambio! — fece Meme al colmo dello stupore; e volgendosi verso Elganine con uno spasimo di tutta la persona, mormorò: — Ma le mie lettere!... le lettere sue!...

— Quest’uomo è pazzo — disse il barone.

Meme, per il primo momento da che era in quella casa, dovette brancicare a tentoni una sedia e vi cadde sopraffatto dall’inestricabile intrigo che lo avvolgeva e nel quale ad ogni sforzo fatto per uscirne sembrava affondare di più.

— È tutta una commedia — dichiarò il generale mettendo insieme a stento queste parole in italiano per colpirne direttamente colui a cui erano rivolte.

— Non ne vedo però lo scopo — soggiunse il principe.

— Sarà per farsi dare dei denari in più — disse ancora il generale — e non essendo riuscito a trovare la frase italiana che cor-