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vita di chiostro e sbalzato repentinamente in una oscura battaglia, gli veniva da intime sorgenti la rivelazione di un vigore insospettato, come se col titolo nobiliare della sua famiglia ne avesse ripreso il carattere di fierezza e di forza e il suo debole braccio si irrigidisse sull’impugnatura di una spada.

Ma intanto che il cozzo delle nuove idee preparava nell’animo del timido Meme la nascente personalità del marchese di Crevalcore, l’ufficiale di Stato Civile leggeva agli sposi gli articoli di legge. I fatti dunque si svolgevano precipitosi davanti a’ suoi occhi, quegli occhi che non potevano vedere perchè coperti dalle folte bende dell’inganno.... Si agitò allora come per parlare, per rompere il maligno incantesimo di quella scena, e già aveva fatto un passo verso il rappresentante della legge, quando costui pronunziò la frase di rito: Acconsente il signor marchese Alfonso di Crevalcore a prendere per sua legittima consorte la signorina Bazwill? Un gemito soffocato uscì dall’ammasso dei veli e fece balzare il cuore di Meme. Non sapeva che cosa avrebbe risposto al Codice,