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tile ed ebbero inconscie carezze per gli orli del pozzo funereo nella cui ombra si nascondevano per giocare a mosca cieca. Più tardi, pallide estenuate fanciulle aggirandosi con movimenti stanchi guardarono il cielo dal fondo delle altissime mura che cingevano il cortile, dall’alto dei loggiati nelle afose notti estive quando l’odore della canapa macerata cingeva Ferrara di un incubo opprimente, ed evocando fantasmi lontani sulla loro giovinezza imprigionata invidiavano forse Godelinda, Bertilde ed Alfrida che in un sogno d’amore vissero e per amore troncarono i loro giorni sul fiore.

Di sei sorelle una sola, la maggiore, si salvò dalla consunzione. Le altre, dopo di aver popolato le rovine col loro profilo di ombre, svanirono al pari di ombre, in silenzio, qualcuna appena adolescente, qualche altra già sfiorita, con fili d’argento nelle treccie sempre disciolte sull’abito molle di bambina, come se il tempo non avesse avuto significato in quella casa dove imperavano i secoli, dove non penetrava l'attimo fuggente della realtà.

Quando usciva una nuova bara dall’ampio