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il passo al marchese sull’ampia gradinata di marmo in cima alla quale aspettava, muto come una statua, lo stesso servitore che era andato incontro alla carrozza.
Barone e marchese attraversarono alcune sale magnifiche che Meme non vide neppure ed entrarono in una più piccola dove due persone che stavano parlando si interruppero prontamente al loro apparire. Erano in piedi nel mezzo della sala: Meme riconobbe il principe in un signore dalla statura alta, dalla fisionomia aristocratica, coll’occhio altero e penetrante sotto la fronte solcata da uno straziante pensiero: un altro signore più vecchio, dal rigido portamento militare, con un nastro all’occhiello e la chioma e i baffi interamente bianchi. Meme li scorse appena come ravvolti in una nebbia.
Il barone fattosi innanzi pronunciò con un tono di voce molto dimesso: Il marchese di Crevalcore.
Nessuno fiatò. Due fronti si piegarono lievemente. A voce più bassa ancora, come si trattasse di una comunicazione privata, il barone disse a Meme senza indicarli: il principe Bazwill, il generale von Keptz.