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lone che conduceva al piano superiore. Dovunque la luce era misurata allo stretto bisogno e dovunque regnava il più assoluto silenzio.

Prima di salire, colui che Scarpitti aveva chiamato il signor barone si fermò, parve esitare un istante cercando la frase e poi disse:

— Suppongo che il signor marchese sia edotto della situazione precisamente come è, per cui possiamo risparmiare inutili e penosi particolari. La sua presenza qui mi dice che ella accetta le condizioni poste dal principe. Va bene? Accetta?

Da tale premessa, Meme non poteva intendere altro che i riguardi dovuti alla sventurata fanciulla che moveva a sì malinconiche nozze. Rispose con slancio:

— Tutto mi è indifferente. Vengo solo per mantenere la mia parola.

Il barone colla testa leggermente gettata indietro lo guardò per un istante come se avesse udito accento e parole contrarie a ciò che si aspettava; un sorriso impercettibile misto di finezza diplomatica e di sarcasmo gli increspò le labbra mentre cedeva